In attesa che mostre e rassegne aprano nuovamente al pubblico il mondo dell’arte e della cultura non si ferma. Ne è esempio Triennale Milano e il suo Museo del Design Italiano che offre la possibilità di vivere un’esperienza davvero speciale. La mostra “Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli”, dedicata uno dei più grandi maestri del design del ‘900 e il Museo del Design Italiano saranno fruibili per la prima volta su Google Arts & Culture. Street view navigabili, approfondimenti su opere e autori, testi, fotografie e materiali dagli archivi permetteranno una esperienza immersiva della proposta espositiva e dei contenuti di Triennale Milano.
Enzo Mari: il suo nome è familiare a chi è avvezzo all’universo del design. Ma le sue creazioni più celebri appartengono al quotidiano di tutti. È infatti tra più grandi designer italiani del Novecento e la sua carriera si è contraddistinta non solo per le sue opere ma anche per la sua attività di teorico: fin dagli anni ’50 partecipa attivamente ai movimenti di avanguardia, approfondendo riflessioni e dando vita a una personalissima teoria-filosofia del design con lo scopo di indagarne dall’interno le dinamiche formali, estetiche, funzionali e processuali. Tanto da diventare un punto di riferimento imprescindibile per tutti i creativi, come testimonia questa frase di un altro maestro del design italiano, Alessandro Mendini: “Mari non è un designer, se non ci fossero i suoi oggetti mi importerebbe poco. Mari invece è la coscienza di tutti noi, è la coscienza dei designers, questo importa”. Nella sua lunga attività, Mari ha realizzato opere straordinarie – in carta, legno, vetro, ceramica, ferro, acciaio – che, muovendosi senza obblighi tra arte, design, architettura e grafica, oggi abitano collezioni, musei, spazi domestici diffusi in tutto il pianeta. La profondità del suo lavoro, il suo scavo nella sostanza del mondo, sono un contrappunto all’ironia e allo sdegno verso quella superficiale mediocrità che ha nelle sfere della progettazione e della critica. “Non stupisce dunque – come ricorda Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano – che in un’intervista del 2016 (Enzo Mari: i miei archivi per Milano) Mari abbia dichiarato la ferma volontà di donare l’intera collezione delle sue opere alla città di Milano, a condizione che per quarant’anni nessuno possa avere accesso al suo Archivio. Questo perchè, secondo le sue più ottimistiche ipotesi, solo tra quarant’anni una nuova generazione, “non degradata come quella odierna”, potrà farne un uso consapevole e riprendere così in mano il significato profondo delle cose”.
Oggi la Triennale Milano con il suo Museo del Design Italiano presenta la mostra “Enzo Mari” curata da Hans Ulrich Obrist con Francesca Giacomelli, dedicata al lavoro e al pensiero del progettista, artista, critico e teorico cui rende omaggio attraverso progetti, modelli, disegni e materiali spesso inediti, provenienti dall’Archivio Mari recentemente donato al CASVA – Centro di Alti Studi sulle Arti Visive del Comune di Milano. Una retrospettiva quindi che si rivela un’occasione unica per approfondire la sua lunga carriera avvalendosi di nuovi spunti interpretativi e nuove chiavi di lettura. Nasce infatti, dal costante scambio e dialogo intercorsi negli anni tra Mari stesso e il curatore Hans Ulrich Obrist, e racconta oltre 60 anni di attività progettuale, dall’arte al design, dall’architettura alla filosofia, dalla didattica alla grafica del maestro. Il progetto espositivo è articolato in una sezione storica, a cura di Francesca Giacomelli, e in una serie di contributi di artisti e progettisti internazionali – Adelita Husni-Bey, Tacita Dean, Dominique Gonzalez-Foerster, Mimmo Jodice, Dozie Kanu, Adrian Paci, Barbara Stauffacher Solomon, Rirkrit Tiravanija, Danh Vo e Nanda Vigo, oltre a Virgil Abloh per il progetto di merchandising – invitati a rendere omaggio a Mari attraverso installazioni site-specific e nuovi lavori appositamente commissionati. Un contributo particolare, quello di Nanda Vigo che nell’opera inedita, ideata per la mostra, prima della sua scomparsa, reinterpreta con la luce due dei lavori più celebri di Mari, i 16 animali e i 16 pesci. La sezione storica si sviluppa a partire dal riallestimento dell’ultimo progetto espositivo dell’autore, Enzo Mari. L’arte del design, tenutosi alla GAM, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino nel 2008-2009, di cui Mari stesso aveva seguito la curatela, l’allestimento e il catalogo (un progetto globale).
La mostra presenta un corpus che raccoglie una selezione di circa 250 progetti di Mari – dalle Pitture degli anni Cinquanta alle Strutture degli anni Cinquanta e Sessanta (Arte programmata), dalla serie di contenitori Putrella (1958) ai multipli d’arte de La Serie della Natura (1961-1976), dai vasi delle Nuove proposte per la lavorazione a mano del marmo. Serie Paros (1964) agli Allestimenti modulari di cartone (1964-1970), dal progetto per la Copertina della Collana Universale Scientifica Boringhieri (1965) alla sedia Box (1971), dall’Autoprogettazione (1973) alle ciotole della Proposte per la lavorazione a mano della porcellana. Serie Samos (1973), dalle 44 valutazioni (1976-2008) alla sedia Tonietta (1980), dai progetti non realizzati Tre piazze del Duomo (1982) all’Allegoria della dignità (1988), dalle Lezioni di disegno (2007- 2008) fino al progetto Per un Nuovo Museo del design per la rivista “Abitare” (2009-2010) – considerati tra i più rappresentativi dei quasi 2.000 ideati nel corso della sua carriera. In parallelo, diciannove Piattaforme di Ricerca, ideate per la mostra, presentano approfondimenti su altrettanti progetti dai quali emergono le tematiche centrali nella pratica e nella poetica di Mari: le prime indagini sulle ambiguità percettive, le ricerche sulla produzione sperimentale, le ricerche sulla produzione di serie, il tema dello standard, e tanto altro ancora. Negli approfondimenti è inclusa una selezione delle Allegorie – tra queste la prima Modulo 856 (1967), l’esercizio critico di progetto Proposta per un’autoprogettazione (1974), Perché una mostra di falci? (1986), l’ultima realizzata dall’autore Sessanta fermacarte (2010) – e degli ultimi progetti realizzati da Mari negli anni successivi alla mostra antologica di Torino, tra i quali lo scenografico progetto di allestimento dell’esposizione Vodun, African Voodoo (2011) disegnato per la Fondation Cartier pour l’Art Contemporain di Parigi nel 2010, di cui è riproposto un ambiente dai potenti rimandi formali alle strutture dei modelli che costituiscono la Proposta per un’autoprogettazione del 1974. Completa il percorso una serie di video interviste realizzate da Hans Ulrich Obrist che testimoniano la costante tensione etica di Mari, la sua profondità teorica e la straordinaria capacità progettuale di dare forma all’essenziale.
Enzo Mari
curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli
Milano, Triennale Milano, fino al 18 aprile 2021
Info: Tel. 02.724341 • www.triennale.org