E venne anche quest’anno, in questo ritorno al “Giurassico” dove tutto sembra incominciare nel gorgo del nulla con solo qualche baleno d’irritante ipocrisia, il giorno del “santo amore” intitolato a Valentino. E il 14 di febbraio, ancora tutti o quasi, a caccia di una rosa, senza ancora aver capito, così, ad esempio, che nome avesse una rosa tra le più famose, la Rosa di Eco, per la quale s’è fatta dottrina di saggi in superstizione e di lettori in semplicità, alcuni pensando trattarsi, senza esibizione d’irritante retorica, del nome della ragazza posseduta da Adso, personaggio tra gli equivoci del romanzo echiano, di cinquecento pagine.
Chiedo scusa: spontaneamente tirando in ballo una semplice, seppur affascinante rosa rossa a gambo lungo da regalare all’amata per San Valentino, sono caduto e un po’ stordito nel labirinto dei significati misteriosi di questo semplice fiore che per essere rossa, la rosa deve “culturalmente” attenere a riferimenti settari e per essere bianca alla candida Rosa dei Beati di dantesca Divina Commedia (prima soltanto “Comedia” e non troppo divina: non l’hai detto, benigno istrione televisivo!…). Allocuzioni: me ne pento e passo alla considerazione di primo approccio…
… l’approccio al sentimentalismo, a quella sensazione di estasi (questa “divina” davvero) cui porta l’amore, l’essere innamorati e quindi credere nel 14 di febbraio in quel San Valentino d’ironia anche, che per un omaggio a un’amata (tempi andati) mi fece incidere un… miscredente cuore d’argento con in facciata “San Valentino non era uno stinco di Santo” e, nel retro, “ma nemmeno tu…” . Ammise, ma non volle più credere nel 14 febbraio… Crederci invece: crederci e avvolgersi di dolce illusione. Così da “ripartire” di gioiosità, almeno per un giorno, in questa orribile nuova età Giurassica.
Credere in una bella, ammaliante, seduttiva rosa rossa, senza maiuscole, senza misteri echiani, ma con il gambo lungo, con le spine che stillano una goccia di sangue, la goccia dell’amore innamorato. E aggiungerci il pacchetto a nastro rosso, contenente il profumo che sa di lui o di lei, pozione magica… in nome della rosa bulgara o damascena che sia, per uscire, almeno un giorno, dal pantano orribile di questo nuovo Lias. Esagero: fu prima del Giurassico.