Dobbiamo sentirci alla Centrale: si decide lassù, a destra o sinistra, a seconda, lo sai… Lo so, anzi lo sanno: e sono tutti professori profumieri che dovrebbero sapere. Di un prodotto nuovo, strabiliatamente nuovo, che deve approdare in negozio solennemente accompagnato anche dal direttore marketing, signore bello, signora bella.
Una procedura di sondaggio, insomma; con il profumiere e Madame sua che van subito in… galleria maldicenze sogghignando che “allora si decideva in sede locale, la milanese o la romana” dove gli accordi avvenivano al telefono, a chiusura abundantiam mangereccia, da stabilire con certosina scelta del “negozio gastronomico”. E allora? Allora quel tempo di trattativa esaltato dall’ultima barzelletta di quelle buone, non c’è più: e il mercato scivola dallo schermo vibrando il filo del mouse. Ti va bene? Sì, certo, mi va bene. Ma la splendida connessione uman-dirigenzial locale? Niente: si va avanti così e da anni. Gli ultimi però dei cinquanta e oltre che ho vissuto, allora gioiosamente gustando le tagliatelle dell’accordo. Vero? Tutto vero, e il prodotto, i prodotti, diventavano gioielli per l’industria, la distribuzione e la passione profumo. Ma è Natale, perché mai questi pensieri? Che sono pure di fine anno, e di paura covidiana? Chino la fronte al massimo fattor e rimando ai posteri l’ardua sentenza, così suggeritami dal Manzoni. Eppoi, via! Ammiro i regali che dovrebbero rallegrare le feste; ma quali feste? Semmai l’Albero che modestamente glorioso splende in profumeria…
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