“Sono nato per fare il calzolaio. Lo so e l’ho sempre saputo”. Lo afferma a grande lettere, Salvatore Ferragamo nelle pagine di “Salvatore Ferragamo. Il calzolaio dei sogni”, una nuova edizione della sua autobiografia, che, pubblicata per la prima volta in inglese nel 1957 da George G. Harrap & Co., Londra, esce oggi per Electa. Salvatore Ferragamo si racconta in prima persona – la narrazione è quasi fiabesca – ripercorrendo l’avventura della sua vita, ricca di genio e di intuito: da apprendista ciabattino a Bonito, un vero “cul-de-sac” in provincia di Avellino, a calzolaio delle star di Hollywood (le sue calzature vestirono, tre le tante Marilyn Monroe, Audre Hepburn, Sofia Loren e Greta Garbo), dalla lavorazione artigianale fino all’inarrestabile ascesa imprenditoriale. Instancabile lavoratore, sempre alla ricerca di qualcosa, Ferragamo dava vita alle sue creazioni attraverso un’esperienza di “ritorno alla memoria”. Non vi è limite alla bellezza e alla creatività, e infinita è la varietà dei materiali che ha utilizzato per decorare i suoi modelli, tutti concepiti per far sentire ogni donna principessa, e ogni principessa una regina.
“Signore e signori, la parte meno importante di questo libro è il racconto della vita di un calzolaio italiano – si legga ancora nella pagina del volume – Tutti possiamo scrivere la nostra autobiografia, e se mi soffermo sui dettagli della mia carriera è solo perché così è più facile spiegarvi la missione alla quale sono stato chiamato: un lavoro che è la vocazione irrinunciabile della mia vita. La vita mi ha insegnato che la Natura ci dona piedi perfetti. Se si rovinano è perché le scarpe sono difettose. Ma non è necessario sottoporsi a una simile tortura, neanche in nome della vanità. Tutti possiamo camminare felici avendo ai piedi calzature comode, raffinate, splendide”, scrive ancora. Il libro – ricci di immagini e disponibile anche in versione e-book e, a breve, audiolibro – ha ispirato il film di Luca Guadagnino “Salvatore – Shoemaker of Dreams”, Fuori Concorso alla 77a Mostra del Cinema di Venezia: la narrazione autobiografica diventa un lungometraggio-documentario che delinea non solo l’itinerario artistico di Ferragamo ma anche il suo percorso umano attraverso l’Italia e l’America, due mondi che s’intrecciano fortemente.