Come va? Stai bene? Ecco: adesso l’interrogazione d’incontro ha la gentilezza di tralasciare. Come va lo dicono trenta notiziari d’ogni dove interrotti da un quarto di pubblicità in lunga alternanza. Pubblicità? Certo: sulla spazzola che raccoglie la polvere, su confezioni che hanno migliaia di possibilità fai da te, su cibarie di facile mangereccio, su una vera miriade di prodotti cosmetici e profumati che fanno a gara di roboanti promesse, tutto a prezzo scontato, certo. E dove? In tormentanti temporali di mail, se il computer e altri aggeggi che fanno miracoli sono a tua disposizione per quei dialoghi di mestiere, a righine, che vantano già l’italiano di compromesso, e un po’ l’inglese di convenienza. Convenienza per l’acquisto, auto che adopri, restituisci, riprendi e non capisci se val la pena, marche di tutte le sigle, sempre in vista, sempre in corsa, sempre da vedere, come al mercato della frutta, ma seduttiva a quattro ruote. Come va, allora? Sì, sto bene, porto sempre la mascherina. E la tua gente? Al computer a casa loro. Ma ci sono sempre? È il telefonino che lo dice; anche quando sono a far la spesa. Allora si diceva… in pausa caffè, ora c’è pausa in lunga fila davanti all’ufficio postale, in banca, al supermercato, dal parrucchiere. Ma scusa? E il profumo e la cosmesi d’alto rango, quella creata da centri di ricerca massima, novità provate in lunghi anni di controllo genialità scientifica? Pausa: ce n’è, ma non ce n’è. Chi vuol sapere Chi? La cosmesi, il profumo sono soprattutto fatti in casa: e che siano d’eccellenza suprema sotto il marchio della storia, non c’è bisogno; tanto non c’è nemmeno conoscenza. Advertising? Sui viali di circonvallazione, ma ormai nemmeno su quelli. Una volta non era svilente? Niente tv, niente manifesti, guai a scendere in basso! Adesso si può, ma c’è esitazione, c’è limite di spesa e di influencers che influenzano come possono e non possono, perchè la festa se ne va. E un prodotto d’altissimo rango si perde nei meandri del gran prestigio che fu, che fu, che fu… Come questo di Atkinsons del 1979, un Bizarre che spero ritorni, ora che Atkinsons rivive da Sgariboldi EuroItalia.
C’è anche Naj Oleari Beauty
Se c’è trucco a ridosso della 76^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ci vuol essere anche il… colore di massimo prestigio. Quest’anno ha fatto ingresso l’iconico Naj Oleari, vanto di EuroItalia, con il quale il General Manager Davide Sgariboldi, figlio del magnifico Giovanni, ha voluto accompagnare il rientro di una delle manifestazioni collaterali, ora in abbinamento a Best Movie, e cioè il Filming Italy Award.
A completare l’intervento, un angolo beauty di Naj Oleari ad esaltare il make-up di ospiti straordinarie come questa in copertina: la “favolosa” Giusy Versace, stella dello sport poi colpita da un grave incidente che comunque non ha impedito alle sue gambe di vincere, stravincere ancora. “Un’occasione perfetta – ha dichiarato Davide Sgariboldi – per consegnare un premio che celebra il make-up italiano nel mondo”. Davide, certo in primo piano nelle foto che pubblichiamo: con la moglie signora Federica e con una delle premiate-award, Sylvia Hoeks.
SHIEN VIBES:
COSÌ NAJ OLEARI BEAUTY PRENDE ISPIRAZIONE DAL “COACHELLA”
Shine Vibes di Naj Oleari Beauty prende ispirazione dal Coachella, uno dei music festival più famosi del mondo.
Un vero e proprio evento mondano che riunisce appassionati di musica e di moda, blogger, influencer e artisti famosi che ballano e si divertono sotto il sole della California.
Contemporaneo “esplodere” delle genialità di Euroitalia per la sua collezione make-up Naj Oleari “Festival Shine Vibes”. Che già attinge all’influencer fiabesco – determinante evento mondiale – “Coachella” e alla digital influencer massima Martina Luchena già in connubio con il nuovo Naj Oleari Studio per tre tappe di lezione, la prima già tenuta a Firenze, Vanità Profumerie, la seconda preposta a Coin Torino Le Gru, la terza in sollecita gestazione. Sgariboldi? Quanto docet!…
Sì, abbaglia di valori
la “sfera” di Giovanni
Questa sfera di tanto abbaglio, così coinvolgente, come un totem d’antico ardore, è il mondo della sua vitalità, declinata in valori, in passioni, in convinzioni, in esemplari lampi di dignità. Avrei voluto che nella palla parcheggiata a fulgore innanzi alla Villa Reale di Monza, ci fosse lui, poi a scaturire d’orgoglio spettacolare. Ma lui, Sgariboldi Giovanni in Euroitalia, confermava se stesso, equilibrio della modestia intelligente, nella convenzionale passerella di cultura monzese, quasi nascosto, mischiato, nel centinaio di amici e collaboratori del suo universo tosto.
Fuori dal sogghigno delle feste, in anticipo al sussiego di luci tremanti l’ovvio del dicembre, Euroitalia, l’invenzione di Giovanni quarant’anni fa, festeggiava giustamente gli otto lustri di un “miracolo” che ha portato l’italianità nel mondo, con percentuali di successo a sfiorare il cento per cento. Miracolo tra virgolette, perché, appena nato, l’orgoglio sfociò nella dedizione assoluta alla corrente del profumo, amalgamando un made in italy cui ancora nessuno aveva pensato. E fu famiglia, quasi un collegio di idee, un crogiolo bollente dove ciascuno attingeva – e attinge – il calore del successo. Così per quarant’anni, così per quella sfera a bagliori infuocati che mi piace “eleggere” ora, lontano da impastati convenevoli, nuovi di vecchio, dell’anno che se n’è andato.